Graecum est, non legitur. A proposito dell’edizione dei Canti greci di Tommaseo

di Amalía Kolonia e Massimo Peri

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Anno di inizio: 2018
Disciplina afferente
Lingua e letteratura neogreca

Obiettivi

La recente edizione dei Canti greci curata da E. Maiolini (2017) è un’iniziativa indubbiamente benemerita nelle intenzioni ma purtroppo compromessa, nonostante qualche interessante osservazione, da sconcertanti fraintendimenti del greco e dell’italiano, da una documentazione storica e geografica vistosamente lacunosa, da disarmanti contraddizioni metodologiche e da massicci errori di stampa. Questi guai non dipendono soltanto da incompetenza linguistica e filologica ma, prima ancora, da una deformazione professionale che a nostro avviso è diffusa anche fra gli italianisti. I quali, salvo rare eccezioni, continuano a coltivare con innocente candore il mito dell’autosufficienza del sapere specialistico, anche quando, come in questo caso, i testi reclamano a gran voce l’adozione di una specola interdisciplinare. Il nostro scritto è una Protesta, ma non solo. Esso esamina per sommi capi i problemi editoriali e interpretativi posti dai Canti; lo scrupoloso impegno che caratterizza il lavoro di Tommaseo nonostante i limiti (più tangibili di quanto in genere si pensi) delle sue conoscenze linguistiche, storiche e geografiche; i cortocircuiti, talora visionari, fra greco e italiano che la sua traduzione mimetico-emulativa è capace di produrre, anche a costo di forzare la lingua d’arrivo. Il nostro intento, in definitiva, è offrire un piccolo contributo al lavoro di chi, in un futuro che si spera vicino, vorrà impegnarsi a darci un’adeguata edizione di quest’opera. La quale, comunque la si interpreti, ha segnato in modo indelebile quel versante ideologico del classicismo europeo che chiamiamo filellenismo.



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